Quando a migrare erano gli italiani

“Cacciateli. Quando i migranti eravamo noi”. E’ il titolo di un libro (Feltrinelli, pp. 190 - 18 euro), scritto da Concetto Vecchio , che racconta una pagina di storia del nostro Paese, quando a migrare in altri paesi europei erano gli italiani. Quando in Svizzera, era il 1970, venne indetto il primo referendum contro gli stranieri. L'autore, nato ad Aarau nel Canton Angrovia da genitori siciliani, racconta una storia vissuta direttamente. Il suo cammino a ritroso parte da una sua visita recente a Zurigo dopo tanti anni. Si rivede bambino al ritorno dall'asilo con la mamma Giuseppa che gli raccomanda: "Non facciamoci riconoscere dagli svizzerazzi”. Allora tra gli svizzeri era frequente sentire frasi che troppo spesso sentiamo ripetere di questi tempi in Italia: "Ci fanno sentire stranieri in patria"; "loro avranno il lavoro e noi no"; "sono troppi", "ci sfrattano per dare la casa a loro". Allora, nella “civile” Svizzera di fine anni sessanta, fuori da alcune abitazioni si potevano leggere cartelli con su scritto "non si affitta a cani e italiani". Allora, a cavalcare una preoccupazione che si diffuse nella Confederazione, fu un politico che si chiamava James Schwarzenbach, esponente di una delle famiglie industriali più ricche del paese. Entrò in Parlamento, unico deputato di Nationale Aktion, il partito di estrema destra, e con lo slogan "Prima gli svizzeri" lanciò un referendum per espellere gli stranieri, che però, seppur per poco fallì. Tra quegli stranieri da cacciare c’erano anche i genitori dell’autore, che come tanti nostri connazionali, erano emigrati in Svizzera a cercare un lavoro, dignità, un futuro di speranza per i loro figli.