Salvini respinto in Emilia Romagna. A Roma governo più forte o più debole?

Il giorno dopo il voto in Emilia Romagna e Calabria, raccolta la soddisfazione di chi ha vinto e la delusione di chi ha perso, ci si interroga sugli effetti politici di questo voto, caricato alla vigilia di significati che andavano al di là della consultazione amministrativa. Dopo un ciclo vincente che sembrava inarrestabile, Salvini registra la sua prima sconfitta e quella in Emilia Romagna è una sconfitta pesante. Soprattutto per il valore dato alla consultazione dallo stesso Salvini, che per mesi ha battuto in lungo e in largo la regione proponendo agli elettori una sorta di referendum su se stesso e l’esito è stato per lui una sconfitta che non ne mette in discussione la leadership, ma che certo ridimensiona le aspettative di chi immaginava una spallata capace di far cadere il governo e portare il paese rapidamente a nuove elezioni. E poi ci sono i dubbi, anche interni alla Lega, sulla strategia dei toni sempre alti scelta da Salvini, che potrebbero portare a qualche ripensamento. Nelle prime parole dell’ex ministro dell’Interno non si sono sentiti accenni di autocritica, ma nascosto dall’anonimato qualcuno dei suoi mugugna. Stamani Salvini, accompagnato dalla candidata sconfitta Lucia Borgonzoni è tornato a commentare il voto sottolineando, in particolare, la sconfitta netta del M5s e le difficoltà della maggioranza di governo nazionale. In attesa che il segretario del PD Nicola Zingaretti offra nel pomeriggio una sua lettura compiuta del voto di ieri, a guardare avanti è oggi il suo vice Andrea Orlando: "È giusto – ha detto - che oggi si usi questo risultato per modificare l'asse politico del governo su molte questioni. Ad esempio il M5S, dopo questa severa sconfitta, dovrebbe rinunciare a un armamentario che non paga e che rende difficile l'attività di governo. Ad esempio, sulla questione della giustizia dovrebbe esserci una disponibilità al confronto superiore a quella che c'è stata finora". Quanto allo stato di salute del PD, Orlando ha aggiunto: “ Dopo due scissioni, siamo il partito di maggioranza relativa con una crescita significativa. Ora bisogna andare a un momento riformativo. Penso che questo sia un passaggio giusto. C'è bisogno di aprire il partito e di rimettere in discussione gli organismi dirigenti". Di questo aveva parlato ieri notte a caldo anche Zingaretti, che non ha mancato di ringraziare le Sardine per il contributo dato nel risvegliare un elettorato di centrosinistra mostratosi negli ultimi anni deluso e rassegnato. Riuscirà il voto amministrativo di ieri a consolidare la fragile maggioranza a Roma? Il premier Conte di certo tira un sospiro di sollievo, ma quanto sta accadendo e accadrà soprattutto dopo questa ennesima sconfitta elettorale nel Movimento 5 Stelle, non offre esiti scontati ed è destinato ancora a lungo ad alimentare l’incertezza.