Scambi di prigionieri, ma nessuna tregua. Come accaduto la volta scorsa, anche i negoziati di oggi tra Russia e Ucraina ad Istanbul hanno portato a pochi risultati concreti. Nessuno, d'altronde, si faceva molte illusioni. Le delegazioni a confronto erano le stesse dela precedente occasione: quella ucraina era guidata dal ministro della Difesa Umerov, quella russa da Vladimir Medinsky, consigliere di Putin. Quest'ultimo al temine ha commentato che oggi è stato "concordato il più grande scambio di prigionieri" finora avvenuto, precisando che saranno rilasciati tutti i militari gravemente feriti o malati e quelli sotto i 25 anni di età.
Il team negoziale di Kyiv da parte sua ha fatto sapere che la Russia ha rifiutato la proposta di cessate il fuoco incondizionato, che per Umerov è "la base per iniziare un negoziato". La Russia ha risposto proponendo un cessate il fuoco di due o tre giorni lungo certi settori del fronte. L'Ucraina ha proposto alla Russia di tornare al tavolo negoziale entro la fine di giugno. Il padrone di casa dei negoziati, il presidente turco Erdogan da parte sua è tornato a proporre un incontro tra Putin e Zelensky, in Turchia. "Il mio desiderio più grande è fare incontrare Putin e Zelensky a Istanbul o Ankara. Mi piacerebbe che venisse anche Trump".
Zelensky continua intanto a sollecitare i partner occidentali a nuove e più dure sanzioni contro la Russia: "sono necessarie, comprese quelle secondarie, e i dazi. In caso contrario, Putin continuerà a giocare. Putin non deve avere nessuna ricompensa per la sua guerra: se gli viene concesso di decidere chi entra o no nella Nato il suo appetito crescerà".