E' stata un'altra notte di inferno per Kyiv e l'Ucraina: la Russia ha lanciato almeno 70 missili e 145 droni contro diverse località del paese, con l'obiettivo principale della capitale, dove un bilancio ancora provviusorio riferisce di almeno nove persone uccise e decine rimaste ferite. "Ciò dimostra che Mosca non è interessata a fermare le ostilità", ha denunciato il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha, che ha respinto le richieste russe, che vuole annettere i territori ucraini conquistati dopo l'invasione del 2022 oltre la Crimea. Sono queste le condizioni imposte da Mosca per fermare le armi, che i negoziatori di Trump hanno accettato e che cercano ora di imporre a Zelenski.
Da Mosca raid, stragi e dichiarazioni minacciose, come quelle fatte in un'intervista alla Tass dal segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa ed ex ministro della Difesa, Serghei Shoigu: "La Russia si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in caso di aggressione da parte dei Paesi occidentali". Shoigu ha aggiunto che la Russia "sta monitorando attentamente i preparativi militari dei Paesi europei". La deterrenza nucleare, ha spiegato, "viene attuata nei confronti di Stati e coalizioni militari che considerano la Russia un potenziale nemico e possiedono armi di distruzione di massa o un significativo potenziale di combattimento di forze multiuso".