Elezioni Europee 2024: quando e dove si vota, le famiglie europee e la posta in gioco

 
 

 Dal 6 al 9 giugno nei 27 paesi dell’Unione si vota per il rinnovo del Parlamento europeo.

 720 gli europarlamentari da eleggere. Rispetto alla volta precedente, il 2019, si registra un aumento di 15 seggi dovuto ai cambiamenti demografici in diversi Stati membri. Il Parlamento è l'unica istituzione dell'Ue a essere eletta direttamente dagli elettori. Gli altri due organi principali, la commissione europea e il Consiglio europeo, sono eletti indirettamente: la composizione della Commissione europea richiede l'approvazione degli eurodeputati, mentre il Consiglio è composto dai ministri dei governi dei Paesi membri.                                                              

 
Il voto è organizzato secondo le regole elettorali di ogni Stato membro. Lo scrutinio inizia nei Paesi Bassi giovedì 6 giugno, seguito dall'Irlanda venerdì 7 giugno. Lettonia, Malta e Slovacchia parteciperanno sabato 8 giugno, mentre i restanti Paesi esprimeranno il loro voto il 9 giugno. Nella Repubblica Ceca e in Italia si voterà in due giorni: venerdì e sabato per i cechi e sabato e domenica per gli italiani. I risultati delle elezioni saranno resi noti solo domenica sera, per evitare che i Paesi che votano prima possano influenzare il risultato di chi arriva dopo.

 

Chi può votare e dove

Nella maggior parte degli Stati membri, l'età minima per votare è di 18 anni. Tuttavia, negli ultimi anni, alcuni Paesi hanno abbassato la soglia nel tentativo di aumentare l'affluenza alle urne. In Grecia possono votare persone di 17 anni o più. In Belgio, Germania, Malta e Austria l'età limite è stata fissata a 16 anni.
L'età minima per candidarsi al Parlamento varia dai 18 anni di Paesi come Germania, Francia e Spagna ai 25 anni di Grecia e Italia. Tutti i cittadini dell'Ue hanno il diritto di candidarsi in un altro Paese dell'Unione se vi risiedono.

europee24 usa il voto giovani voto


Tutti gli Stati membri, tranne la Repubblica Ceca, la Germania, l'Irlanda, il Lussemburgo, Malta, i Paesi Bassi, l'Austria e la Slovacchia, consentono ai loro cittadini di esprimere il proprio voto nelle ambasciate e nei consolati all'estero, previa, spesso, una pre-registrazione. (Bulgaria e Italia consentono questa opzione solo all'interno di un altro Paese dell'Ue). Belgio, Germania, Estonia, Spagna, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Slovenia, Finlandia e Svezia consentono agli elettori di inviare le schede per posta. Inoltre, Belgio, Francia e Paesi Bassi autorizzano l'uso di deleghe: una persona impossibilitata a recarsi alle urne può designare un'altra persona a votare per suo conto. L'Estonia è l'unico Paese dell'UE che offre il voto elettronico. D'altra parte, c'è una minoranza di Stati membri che non hanno alcuna possibilità di votare dall'estero: Repubblica Ceca, Irlanda, Malta e Slovacchia.
Una delle preoccupazioni maggiori che attraversa le leadership politiche europee alla vigilia del voto, è quella legata all’affluenza al voto. Da anni, un po’ in tutti i paesi dell’Unione si assiste ad una generale disaffezione degli elettori. Nel 2019, il dato si è attestato al 50,66 per cento, ma in precedenza con un’Europa più ristretta non si era mai superata la soglia del 50 per cento. Se si raggiungesse questo risultato minimo, avremmo 185 milioni di voti espressi sui 370 milioni degli aventi diritto al voto nell'Unione.

Le famiglie europee

Ogni famiglia politica europea è invitata a designare pubblicamente un candidato principale (Spitzenkandidat in tedesco), per presiedere la Commissione europea, cioè l'organo esecutivo dell'Unione.
Un modo per rendere il tutto più trasparente agli occhi degli elettori. La prima volta fu nel 2014 e allora a vincere fu il Ppe che aveva nominato suo candidato Jean-Claude Juncker. Con una maggioranza assoluta l’Europarlamento rispettò quell’indicazione.
Nel 2019, le cose sono andate invece diversamente: lo Spitzenkandidat del Ppe, Manfred Weber, non ottenne il via libera e il Parlamento scelse quindi inaspettatamente Ursula von der Leyen. Minimo lo scarto a suo favore, possibile grazie anche al voto allora dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle.
Quest'anno, von der Leyen correrà come candidato principale del Ppe, ma anche i socialisti, i verdi e la sinistra si sono attivati per proporre un candidato alla presidenza. Altri gruppi, come Renew Europe e Id, diversamente hanno deciso di non assecondare questa prassi, peraltro non prevista dai trattati dell'Ue.

 

I seggi assegnati in Italia in occasione delle elezioni del 2019

Italia 2019

 Cosa succede dopo il voto?

Completate lo operazioni di voto e lo scrutinio, una volta definita la griglia degli eletti, le autorità nazionali comunicheranno all’Europarlamento chi è stato eletto in modo che l'emiciclo possa iniziare a costituirsi. I deputati devono organizzarsi in gruppi politici in base al loro orientamento politico e alla loro agenda. I gruppi devono comprendere un minimo di 23 deputati provenienti da almeno sette Paesi. Coloro che ne sono esclusi saranno considerati "non iscritti" (o "non aderenti") e avranno meno importanza nei dibattiti e nelle commissioni.

europarl 6

La X legislatura comincerà il 16 luglio, data della prima seduta plenaria. Quel giorno, i 720 eurodeputati eleggeranno il presidente del Parlamento, 14 vicepresidenti e cinque questori.
La prima seduta durerà fino al 19 luglio e vedrà la selezione di commissioni e sottocommissioni. Ma i posti di presidenza, che i principali gruppi tradizionalmente si spartiscono in un gioco di scambi, saranno annunciati nei giorni successivi alla plenaria. Tra il 16 e il 19 settembre nel corso di una sessione parlamentare, il presidente designato presenterà il suo programma chiedendo la fiducia di almeno 361 dei 720 membri. Se in quest'occasione il presidente della Commissione è eletto, il Parlamento comincia le audizioni dei commissari designati in base ai portafogli loro assegnati. Nel 2019, tre nomi proposti sono stati respinti durante il processo di selezione. Una volta che tutti i commissari sono designati, il Parlamento tiene un voto di fiducia sull'intero Collegio per un mandato di cinque anni. Solo allora la nuova Commissione entrerà in carica e i lavori cominciano.