"Mercoledì ho visto il ministro Giorgetti per avvertirlo dell’intenzione di rimettere il mandato e consentire così il regolare passaggio di consegne con chi sarà chiamato a succedermi". In un'intervista al Corriere della Sera, il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini annuncia il suo addio: "Il clima è cambiato, lascio l'incarico". Rispondendo ad una domanda dell'intervistatrice, Fiorenza Sarzanini, spiega poi nel dettaglio le ragioni di questa scelta: "Dimettermè l’unico modo per rimanere me stesso. Sono un avvocato che da tanti anni scrive e partecipa a incontri pubblici su ciò che ci unisce, come la Costituzione e l’uguaglianza. Ho letto però che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo. E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l’incarico. La mia unica bussola in questi anni è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato, perché il senso più profondo dello Stato è questo: essere al di sopra delle parti, servire il bene comune".
Quarai rapporti con il governo dai cui ranghi sono spesso arrivate critiche all’Agenzia, Ruffini non nasconde la sua amarezza: "non mi era mai capitato di vedere pubblici funzionari essere additati come estorsori di un pizzo di Stato. Oppure di sentir dire che l’Agenzia delle Entrate tiene in ostaggio le famiglie, come fosse un sequestratore. Ho taciuto sinora, per senso dello Stato. Attenzione però: se il fisco in sé è demonizzato, si colpisce il cuore dello Stato; tanto più che il livello della tassazione lo decide il legislatore, non l’Agenzia. Personalmente ho sempre pensato che a danneggiare i cittadini onesti siano gli evasori". Negli scorsi giorni si è parlato molto di una possibile discesa nell'agone politico di Ruffini, ma lui al mmento nega l'intenzione: "Ci sono domande a cui si risponde con un sì o con un no. E la mia risposta è no. Avevo già smentito dopo i primi articoli di stampa. Lo ripeto. Non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette ed il senso civico per una scalata di potere. Non scendo e non salgo da nessuna parte".